Una riflessione inconsueta sull’universo di Bob Dylan
di Marina Montesano
Quante biografie di Bob Dylan esisteranno? Decine, forse centinaia? Sembra che tutto sia già stato scritto e probabilmente anche troppo: questo è certamente il parere di Bob Dylan stesso, dichiarato in più di un’occasione. Ma Ballando con Mr D. Nessuno canta il blues come Bob Dylan, libro uscito di recente per l’editore BookTime, al quale l’autore Marco Zoppas ha dedicato molti anni, è qualcosa di differente. Non troverete tracce di biografia lineare e fattuale, nemmeno la discografia e altri dettagli che si incontrano in opere più consuete. Quella di Zoppas è invece una riflessione molto personale, è il suo incontro con la musica di Bob Dylan: un incontro che dura da decenni. Quando un’opera d’arte (chiamiamola così per convenienza: nel nostro caso una canzone) viene realizzata, smette di appartenere completamente al suo autore; non parliamo ovviamente di copyright ma della fruizione, dell’appropriazione dell’opera, che sarà di volta in volta cosa differente a seconda di chi la vede/legge/ascolta. E’ in questo margine di libertà che si inseriscono le riflessioni di Marco Zoppas, il quale nell’introduzione scrive: “Il libro si sviluppa su un doppio binario in cui la prima parte è la descrizione di scene immaginarie che si ispirano alle suggestioni della poetica dylaniana, mentre la seconda parte di ciascun capitolo è il tentativo di dare una spiegazione al fascino che queste suggestioni esercitano sui fan di Bob Dylan, tra i quali io mi schiero”.
httpv://www.youtube.com/watch?v=5axJe4WzFN4
Nobody can sing the blues like Blind Willie McTell
Così il libro si snoda attraverso una serie di capitoli in cui si susseguono dialoghi immaginari, scene ispirate ai testi di Bob Dylan o a eventi della sua vita, a commento dei quali ci sono invece paragrafi maggiormente saggistici e interpretativi. E’ insomma una sorta di mise en abyme nella quale il fulcro è dato proprio dal rapporto fra l’autore Dylan e l’autore Zoppas. Dalla guerra fredda al patto con il diavolo, dal millenarismo al legame fra Dylan e la tradizione Americana (il blues, il gospel), dalla politica alla concezione del tempo. Non è certo l’originalità che manca a Ballando con Mr D., dove la cultura e la qualità della scrittura di Zoppas riescono ad allineare nella stessa pagina sant’Agostino, Dante, Nietzsche e Robert Johnson (p. 138). Come i testi di Dylan stesso, questo libro può essere un rompicapo, una riflessione spericolata sull’universo dylaniano: c’è da sottolineare a riguardo che l’autore è un esperto di teorie del complotto, e questo fa sì che le interpretazioni delle singole canzoni e dell’opera nel suo complesso procedano per sottili accostamenti, ricorrenze, allusioni: per esempio sulla concezione del tempo in Series Of Dreams, “in cui tutto subisce un arresto permanente mentre lui contempla una serie di sogni dove il tempo ha la capacità di volare”.
httpv://www.youtube.com/watch?v=AgqGUBP3Cx0
Series Of Dreams
Ma c’è un messaggio finale, un’interpretazione complessiva? Scrive ancora Zoppas: “Patti Smith ha detto che – quand’era giovanissima – nessuno la invitava mai a ballare alle feste ma che Bob sa come ci si sente perché ha scritto Wallflower, che infatti è dedicata, con amore e sincerità, a coloro che ai party fanno da “tappezzeria”. Il cantante corteggia Wallflower, la ragazza snobbata dagli altri, e chiede il permesso di accompagnarla a casa. Dylan una bellissima promessa l’ha almeno mantenuta. Ballerà con te chiunque tu sia, bello o brutto, ricco o povero. I concerti li tiene nei luoghi più impensati. Non ha importanza dove, lui ci va. Forse è questo il vero messaggio: esserci, non rifiutare l’incontro con la gente, lungo la strada” Che lo vogliate prendere alla lettera o farvi trascinare dal suo flusso di coscienza, il fascino di Ballando con Mr D. non potrà lasciarvi indifferenti.