Bob Dylan in Italia – Aprile 2018.
Se pensiamo ai concerti italiani di Bob Dylan in questa primavera 2018 emerge soprattutto un elemento. La rappresentazione dylaniana del mondo è enciclopedica, accoglie moltitudini, è talmente vasta da abbracciare qualsiasi cosa e da giungere ovunque. E’ figlia delle radici statunitensi ma anche della mescolanza. Non si cura di ciò che è alto o basso. E’ resistente, quando serve, e svagata quando le conviene.
Un Dylan in versione confidenziale
Il Bob Dylan del 2018 va dal blues al folk a un – abbastanza – inedito cantato confidenziale. Perché Dylan, forse, è stato sempre un confidente. E lo è stato scrivendo canzoni che hanno sempre rappresentato le sue convinzioni più intime (talvolta quelle più convenienti). Dall’amore per Woody Guthrie al folk di protesta, dal ribaltamento prospettico del rock alle innumerovoli conversioni fino alle confessioni amorose e alle disillusioni. Insomma, ogni volta che si pensa a Dylan, o lo si osserva mentre sta sul palco, ciò che si percepisce è un senso di totalità.
Addirittura un Dylan (quasi) simpatico
Quello che è andato in scena in queste date del Never Ending Tour è dunque un Dylan che ripercorre le varie fasi della propria vita artistica mostrando un’antipatia solo apparente. Anzi, qua e là riesce a essere persino simpatico. Finge di dirigere l’orchestra, motteggia tenendo l’asta del microfono, arriva addirittura a mandare qualche enigmatico bacio. Rifà, come se fosse il 1963, un pezzo più volte manomesso in versione live quale Don’t Think Twice, It’s Alright. Insomma, è consapevolissimo della rappresentazione non solo di se stesso, ma della forza artistica e d’intrattenimento di una cosa che lui ha rappresentato per più di 50 anni e che, per brevità, potremmo chiamare rock.
Potete leggere qui la recensione di uno dei concerti romani e qui la recensione della data di Genova.