Alla sorridente scoperta degli XTC.
What Do You Call That Noise? An XTC Discovery Book, assemblato da Mark Fisher (curatore del sito xtclimelight.com), è un libro giocoso, ironico, brillante. Ricorda uno slogan catto-didattico di decenni fa: ”Educando diverto, divertendo educo” (o forse era viceversa). D’altronde così dev’essere un testo dedicato agli XTC, che del brio, della genialità e del gusto per l’insolito hanno fatto la propria ragion d’essere fin dagli esordi.
Chiaro che chi voglia intraprendere una conoscenza un minimo strutturata degli XTC non dovrà partire da qui. Sicuramente più adatti sono XTC: Song Stories (1998) o Complicated Game, Inside the Songs of XTC (2016). Poi c’è The XTC Bumper Book of Fun for Boys and Girls (2018) che raccoglie tutti i numeri della fanzine Limelight, uscita fra il 1982 e il 1992. Infine, non sarebbe male riuscire a recuperare il volume pubblicato dall’Arcana nel 1992 con testi tradotti da Paolo Bertrando e introduzione di Riccardo Bertoncelli (XTC – Tutti i testi con traduzione a fronte).
Alice nel paese degli XTC
Però What Do You Call that Noise possiede un suo fascino molto specifico. Diciamo che il non-iniziato si troverà, già a partire dalla copertina, all’interno di un mondo caleidoscopico un po’ da Alice nel paese delle meraviglie dove succedono cose curiose. Ad esempio si incontra il signor Erich Sellheim che traduce in tedesco i pezzi degli XTC, oppure il giochino in cui un musicista-fan indica il suo pezzo preferito della band di Swindon, poi ne menziona un altro affinché sia commentato da un secondo musicista-fan: questi commenta il pezzo citato, menziona il suo preferito, ne segnala un altro per un terzo collega e così via. Ma si trovane anche pagine più serie come un saggio in cui Colin Moulding viene accostato a John Betjeman e altri seri poeti inglesi per la sua “capacità di evocare l’insolito nel quotidiano”.
Dunque una libro per scoprire gli XTC, come dice il titolo, ma lungo una serie di stradine secondarie e senza passare per la via maestra della biografia anno per anno o della discografia disco per disco.
Una full immersion ricca di sorprese anche per i fan degli XTC
Se questo vale per i neofiti, inutile dire che i fan del gruppo si beeranno di questa full immersion in acque bizzarramente colorate. Individueranno nella già menzionata copertina tanti gustosi riferimenti e scopriranno comunque fatti insoliti. Ovviamente saranno felici di leggere conversazioni con tutti i componenti del gruppo. La più interessante è quella con il sempre arguto Andy Partridge che racconta delle sue tuttora scarse conoscenze a proposito di teoria musicale: “Ma possibile che un accordo debba avere tutti quei nomi come un aristocratico?”.
Nella sua ‘polifonia’ What Do You Call That Noise? An XTC Discovery Book può essere accostato a un altro volume apparso quest’anno, Joy Division – Autobiografia di una band. Lì domina il bianco e nero, qui è tutto un gioco di colori: due stati d’animo comunque molto inglesi.