EL VY è il nome del progetto musicale a cui hanno dato vita Matt Berninger, frontman dei The National e Brent Knopf, ex componente di Ramona Falls e Menomena. Il loro debutto ha avuto luogo il 30 ottobre scorso con la pubblicazione dell’album Return To The Moon. È un album insolito e strano, estremamente difficile da giudicare e incasellare. Lontano dagli usuali territori esplorati dai National, Berninger si trova qui ad adeguare voce e stile a quelli di Knopf e il risultato non è sempre univoco. Le 11 tracce che si articolano in 41 minuti scarsi sono piuttosto altalenanti per qualità e consistenza. Lo si capisce sin dall’inizio: la title track e la successiva I’m The Man To Be sono brani lontanissimi dalla consueta, spesso piacevolmente pesante gravità a cui Berninger ci ha abituato con il suo gruppo. Si tratta di tracce semplici che si coniugano a testi altrettanto semplici: la voce grave, calda (ma comunque sempre bellissima) di Matt emerge in modo straniante da sonorità inusualmente pop.
Altre canzoni invece – forse piu’ vicine all’universo National – sono un buon tentativo di esplorare nuovi territori da parte dei due musicisti: Sleeping Light, Sad Case, Happiness Missouri ma soprattutto il brano che chiude l’album, Careless, sono estremamente interessanti e risollevano il bilancio generale dell’intero lavoro, facendolo virare verso la sufficienza. “Didi, are you lost? / A Cadillac for your thoughts / Where do you go? /I don’t wanna know / Don’t be careless with me yet /Not yet /You’re in a hurry /I’m stalling / Meet, meet tonight / You can drink, while I drive”, canta Berninger, in Careless, una canzone che parla della straziante storia d’amore fra Didi Bloome (personaggio fittizio ma ricorrente un po’ in tutto l’album) e Micheal. Una bellissima chitarra in apertura accompagna la voce di Berninger, sullo sfondo di una magnifica orchestrazione. Le altre tracce non raggiungono la medesima intensità, limitandosi ad essere un esercizio di stile anche piuttosto noioso all’ascolto. Segnalo solo Paul Is Alive che rimane comunque un interessante mélange di chitarra e sintetizzatori che mette in luce al meglio la voce di Berninger, mentre No Time To Crank The Sun – lunga ballata al pianoforte – non riesce ad essere davvero accattivante nemmeno nella versione live, disponibile in rete.
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