Le luci della centrale elettrica – Genova, 15 dicembre 2018.
Ho visto diverse volte dal vivo Le luci della centrale elettrica, dal loro periodo iniziale solo voce e chitarra (era una specie di nipote post-punk di Guccini, un De Gregori che veniva dal punk dei CCCP, un Claudio Lolli 2.0), con un Vasco Brondi timidissimo e spesso alticcio a sciorinare come in trance i suoi versi così originali e “urgenti”, fino alle versioni con band più o meno congegnali e congegnate.
L’ultima volta delle Luci della centrale elettrica
Questa dovrebbe essere l’ultima volta con Luci DCE come username. Se 10 anni fa tutti chiedevano a Vasco Brondi “Perché Le luci della centrale elettrica?” ora tutti gli chiedono “Perché non più Le luci della centrale elettrica?”. Il perché della seconda domanda è semplice: Brondi sente di essere arrivato alla chiusura del ciclo di un progetto artistico (e forse anche personale) che aveva chiamato così. A questo tour “finale” corrisponde, a mo’ di chiusura del cerchio, l’uscita di una raccolta su vinile/cd-libro e anche un bellissimo libro (edito da La nave di Teseo) che narra storia ed episodi più o meno magici di questo progetto, libro di cui “l’unico Vasco che conosco” ha letto alcune pagine. Ha anche letto diverse belle poesie di Roberto Bolaño (scusate se è poco), a volte incastrandole nelle canzoni.
I suoni delle Luci
Il teatro della Corte è gremito di un pubblico piuttosto composto (sarà la location), l’età media è sui 35 anni. Molti cantano a memoria i testi. Luci (di sala) piuttosto soffuse e buie, niente filmati o effetti speciali. (Peccato perché alcuni video delle Luci sono piccoli film, soprattutto quelli a cartoni animati dei primi due dischi.) Evidentemente tutta l’attenzione del concerto è focalizzata sulle parole e sulla musica, magistralmente orchestrata (letteralmente) da Rodrigo D’Erasmo, noto soprattutto per essere il violinista degli Afterhours (stasera suona anche il pianoforte e canta). La band vede inoltre una seconda chitarra, basso, batteria, e una violoncellista-cantante, molto utile nei cori, una band compatta e brillante “diretta” dall’ottimo Rodrigo che ha evidentemente curato arrangiamenti e orchestrazione di tutti i pezzi, visto che dal vivo suonano ancora meglio che sui dischi, differenziandosene, evolvendoli in una dimensione quasi “classica”. Fantastico lavoro!
Vasco Brondi ripercorre la propria carriera
Si parte con Qui (dall’ultimo “Terra”) a cui seguono Le ragazze stanno bene, Destini Generali… non sto a citare i bellissimi testi del Vasco, amatissimi, citatissimi, spesso veri e propri inni di molte gioventù inquiete dei presenti (soprattutto i primi due dischi). Poi arrivano Moscerini, Macbeth nella nebbia (con citazione per il concittadino regista Antonioni che quando c’era il nebbione poteva fare finta di essere altrove, ovunque), Quando tornerai dall’estero…
La cover di Amandoti dei CCCP evidenzia le limitate capacità vocali di Brondi, ma non è per il suo “bel canto” che lo si ama. A proposito di CCCP che dicevano “Non Berlino ma Carpi”, mi ha molto colpito il discorso di Vasco sulla preziosità della provincia italiota dove non succede mai niente. Se vuoi che succeda qualcosa in quei posti, a differenza delle grandi città, devi essere tu a farlo succedere, oppure rassegnarti e morire dentro. E ho pensato alle molte piccole realtà musicali delle cittadine che nel loro “piccolo” hanno prodotto grandi gruppi e storie memorabili, come Ferrara con Le Luci.
C’è anche un intermezzo per il primo Vasco da solo, ‘na voce e ‘na chitara, per ricordare quando guardavamo La gigantesca scritta Coop, e cercavamo di Combattere l’acne, quando ci lavavamo ”i denti con le antenne della televisione durante la pubblicità / ho abbassato le saracinesche dei negozi sui miei occhi / con le nostre discussioni serie si arricchiscono solo le compagnie telefoniche”, quando alcuni di noi erano nell’”esercito del SERT”… Sono passati 10 anni, sembrano 20.
Stelle Marine e Chakra (cantate a squarciagola da molti) hanno visto sul palco anche la presenza sul palco di una efficace ballerina di danza contemporanea.
Una struggente conclusione
I bis sono Piromani, Mistica (l’ultimo pezzo registrato come Luci), Nel profondo Veneto e, per concludere, Questo scontro tranquillo senza microfoni, totalmente unplugged, con i musicisti seduti sul bordo del palco.
Con questo tour nei teatri Le Luci lasceranno un bellissimo ricordo in chi le ha amate. E ora, cosa farà Vasco Brondi? “È davvero così bello tutto questo disincanto, questo scontro tranquillo? Non lo so, non lo so, non lo so, non lo so. Ma ci sarò io, arriverò, felice da fare schifo e libererò tutti i tuoi pianti trattenuti”. Ti aspettiamo, Vasco.