Claudio Lolli - Il Grande Freddo | recensioneLa Tempesta - 2017

Un bentornato a Claudio Lolli.

Claudio Lolli - Il Grande Freddo | recensione
La Tempesta – 2017

Il ritorno di Claudio Lolli, un po’ inaspettato, è stato fortemente voluto dagli amici (e compagni) di una vita. Sono infatti coinvolti sia  Roberto Soldati e Danilo Tomasetta, artefici con  Lolli dell’indimenticabile Ho Visto Anche Degli Zingari Felici, sia il  fido chitarrista Paolo Capodacqua.

Il Grande Freddo: disco non facile ma doveroso

Il Grande Freddo nasce con un  crowdfunding e  una veste grafica molto bella. Ha vinto subito il Premio Tenco, ma non è un disco facile, ed eventuali paragoni con la freschezza e l’entusiasmo degli ‘zingari’ non si possono nemmeno azzardare. La voce, inoltre, si limita da diversi anni a un recitato con accenno di canto che spesso dà la sensazione di incespicare sulle parole.

Il disco si apre e si chiude con il brano omonimo, la ‘versione di Lolli’ della nostra contemporaneità, amaro compendio sulla fine della politica e della socialità, con le strade sempre più svuotate dai sogni e le canzoni di rabbia, che, se esistono,  sono spesso autoreferenziali e consolatorie.

In altri brani, come in La Fotografia Sportiva,  emerge il lato più surreale e caustico della scrittura di Lolli. Invece, in Sai Com’è,  c’è il ritorno all’impegno politico, con l’adattamento di una lettera del partigiano Giovanni Pesce alla moglie Nori (brano con musica di Marino Severini che i Gang  propongono anche  dal vivo). Curiosa l’ironica  autocitazione con il ‘ti ricordi’ di 400.000 Colpi che sembra echeggiare quello lontano di Michel. Più esplicito il riferimento al ‘cosa non siamo, cosa non vogliamo’ di Montale che fa da refrain nella disillusa Non Chiedere.

 Qua e là fa capolino il Claudio Lolli degli zingari felici

Dal punto di vista musicale, gli arrangiamenti suonano un po’ aggressivi, specie la chitarra elettrica di Soldati, mentre i sassofoni di Tomasetta cercano di ritrovare il  suono ‘zingaresco’ litigando un po’  con le strutture meno vivaci de Il Grande Freddo, un’opera densa cui non si può dedicare un ascolto distratto.

Claudio Lolli - Il Grande Freddo
7,8 Voto Redattore
8 Voto Utenti (1 voto)
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Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

Di Fausto Meirana

Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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