Dodicesimo disco per Etienne Daho.
Apparso alla fine di novembre, Blitz di Etienne Daho ci era sfuggito. La scena francese offre molto (si veda il successo di Camille nella recente classifica di Tomtomrock), ma per certi versi è più lontana dall’Italia di quella angloamericana. Eppure Etienne Daho, grazie ai suoi successi anni ’80 e ’90, si può considerare il re del pop di Francia. Nel 2013 Les Chansons De L’innocence Retrouvée aveva riproposto il coté ritmico che spesso ne ha caratterizzato la produzione, ospitando fra gli altri Debbie Harry e Nile Rodgers, e regalando un bel successo al suo autore.
Il Blitz di Etienne Daho
Con Blitz Etienne Daho volta pagina e ci dà un disco davvero differente, a tinte psichedeliche, di egregia fattura e a tratti molto toccante. A partire dal singolo che l’aveva annunciato: Les Flocons De L’été, melodia anni ‘60 con arrangiamenti anni ’80, già un piccolo classico.
Ma andiamo per ordine. Blitz si apre con la psichedelia cupa di Les Filles Du Canyon, molto bella come la ballata successiva, una Chambre 29 che rinvia a Syd Barrett. È un genere di ispirazione che percorre diverse canzoni: Les Cordages De La Nuit, The Deep End, Voodoo Voodoo certamente.
Un Etienne Daho in forma smagliante
Ma Etienne Daho non si dimentica di essere un autore francese. L’étincelle è una canzone perfetta, forse il momento migliore del disco, con atmosfere che sarebbero piaciute all’onnipresente Serge Gainsbourg. Notevole anche Hôtel Des infidèles, dagli arrangiamenti molto belli, che rievoca una Parigi d’altri tempi. Mentre Après Le Blitz, quasi apocalittica, esplicita molti dei temi che percorrono il disco: la morte, su tutti, che ha toccato da vicino Etienne Daho negli ultimi anni.
A 61 anni Etienne Daho dimostra insomma di essere molto più che un compositore del passato; e continua ad avere una voce incantevole. Blitz ne rivoluziona il suono e potrebbe essere uno dei suoi dischi migliori di sempre. Sebbene forse uno dei meno facili, intriso di malinconia, “archangéliques et dérangées”, come recita il testo della Nocturne che conclude il disco.
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