Un disco da scoprire a poco a poco per Glen Hansard.
This Wild Willing è la quarta prova solista di Glen Hansard. L’album esce mentre la popolarità del musicista dublinese è al massimo con tournée in ogni parte del mondo o quasi. In questo fortunato percorso è facile notare una forte divaricazione tra i dischi e le performance dal vivo. Le registrazioni in studio sembrano sempre comprimere l’energia, o meglio, l’irruenza che il cantautore irlandese sprigiona sul palco, grazie ad una presenza scenica di assoluto impatto. Forse la scelta di non portare in sala di registrazione, quasi mai, la band che lo accompagna dal vivo e usare altri musicisti potrebbe avere il suo peso nella questione.
Genesi e suoni di This Wild Willing
This Wild Willing nasce e cresce a Parigi, dove Hansard è stato coadiuvato da Joe Doyle al basso (con lui fin dai tempi dei Frames) e una moltitudine di ospiti. Fra di loro il trio Khoshravesh, tre fratelli iraniani (ma ormai quasi parigini) e gli irlandesi Dunk Murphy e Deasy. I primi forniscono atmosfere orientali in alcuni brani, mentre i secondi curano piccole divagazioni elettroniche, un po’ sottotraccia. Ancora dall’Iran ‘francese’ partecipa con un bel cameo la cantante Aida Shahghasemi. Da parte di Hansard c’è qualche novità nel tono vocale che, nelle prime canzoni, sorprende per un sussurrato inedito e caldo, sempre abbinato ai caratteristici crescendo orchestrali. Nella seconda metà del disco tornano i suoni abituali, le chitarre arpeggiate, gli strumenti acustici; l’album, comunque, richiede ascolti ripetuti per sbocciare in pieno. Siamo infatti piuttosto lontani dalla varietà di Didn’t He Ramble o dalla facile atmosfera soul del recente Between Two Shores.
La dimensione live di Glen Hansard
Il bilancio, dopo queste considerazioni, è senz’altro positivo, e i pochi dubbi risiedono nella prospettiva live di queste canzoni intime e posate. Tuttavia, sappiamo che quando Hansard si troverà sull’ennesimo palco, davanti al suo pubblico, la strada sarà certamente in discesa…
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