Una band italiana ricca di storia: i Julie’s Haircut tornano con In the Silence Electric.
In the Silence Electric è il nono album nella carriera lunga quasi un quarto di secolo degli emiliani Julie’s Haircut. Ed è il secondo, dopo il bellissimo Invocation and Ritual Dance of My Demon Twin, a uscire per la label inglese Rocket Recording. Attenti come sempre anche all’iconografia per la copertina hanno scelto stavolta un lavoro dell’artista di avanguardia tedesca Annegret Soltau. Um’immagine in cui il viso è stretto fortemente da un filo nero che lo avvolge, fino a che, come ha dichiarato l’artista « Era simile all’atto della mummificazione. Ho preso le forbici e mi sono liberata».
Ed è questa dialettica fra restrizione, costrizione e desiderio di libertà e ribellione, ma anche fra silenzio ed elettricità, come recita l’ossimorico titolo, che percorre il lavoro dei Julie’s Haircut, in un alternarsi di tracce dove sprazzi di luce si aprono su vasti orizzonti mentali e psichedelici ad altre dove l’oscurità incombe rallentando il ritmo e annebbiando i sensi.
Un 2019 particolarmente proficuo
È un anno ricco di iniziative il 2019 per i Julie’s Haircut. Infatti avevano già pubblicato in primavera le musiche da loro scritte per accompagnare il film muto di Josef Von Sternberg The Last Command, su invito del Museo Nazionale del Cinema. Ma veniamo al nuovo lavoro. Rispetto ai precedenti qui la presenza della voce è decisamente più importante. Del resto era praticamente assente in Ashram Equinox del 2013, mentre nel disco del 2017 il suo utilizzo era stato più frequente, pare su espresso consiglio della nuova etichetta. Inoltre va registrata l’ingresso a pieno titolo nella band, ormai diventata un sestetto, della brava sassofonista Laura Agnusdei.
Le canzoni di Julie’s Haircut – In the Silence Electric
Fin dalla prima traccia Anticipation of the Night, il canto monocorde e ipnotico è in primo piano, il suono è sì elettrico, ma l’andamento è al limite del sonnolento e precede l’invece scintillante Emerald Kiss: la batteria pesta, chitarra ed elettronica creano dense atmosfere shoegaze sulle quali il sax improvvisa nel finale un assolo caldo e impervio. Con Until the Lights Go Out siamo in territori ibridi fra no wave e krautrock: brano disturbato e nichilista, grondante spirito ribelle e rabbioso che esplode nelle taglienti distorsioni finali. Lord Help Me Find the Way ha i toni catatonici e sussurrati di un’intensa preghiera, le chitarre si illanguidiscono, la batteria si ritrae sullo sfondo, l’elettronica si adegua all’atmosfera.
Sorcerer però riprende velocità, motorik martellante, effetti space rock si alternano a suoni inquieti, un brano di ipnotica psichedelia. Darling of the Sun è un mantra ieratico dal ritmo oscillante e ipnotico come un metronomo. Mentre In Return è cupo e ossessivo, dominato da suoni oscuri resi minacciosi da echi e riverberi e da una voce profonda e cavernosa. Pharoah’s Dream intraprende un’esplorazione nei ritmi afro con un esplosivo finale nel quale spicca il sax free evidentemente ispirato a Pharoah Sanders. Chiude l’enigmatica e misteriosa For the Seven Lakes, la voce è sussurrata l’atmosfera è intima e fortemente spirituale.
In conclusione…
I Julie’s Haircut confermano con In The Silence Electric di aver raggiunto la piena maturità espressiva. Le influenze shoegaze, alternative, jazz, tribali, kraut creano una psichedelia affascinante e avvolgente, ipnotica e spirituale, dove l’elemento irrazionale, onirico, esoterico, inquieto si apre a flebili raggi di speranza in un futuro che forse alberga solo fra gli spazi siderali.
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