Perturbante ritorno di Kim Gordon con No Home Record.
Kim Gordon da 38 anni è l’icona femminile del rock più azzardato, sperimentale, rumoroso, alternativo, artistico. L’ex-bassista dei Sonic Youth (ma oltre che musicista ha saputo essere produttrice, attrice, performer, stilista, designer) ritorna oggi sulle scene con No Home Record. Il disco farà felici gli orfani di Thurston Moore e compagnia rumorosa e stupirà tutti quanti per l’intensità e la modernità avanguardistica che questa splendida sessantaseienne (!) sa ancora esprimere. Perché se alcuni brani potrebbero uscire da un disco dei Sonic Youth, altri sono davvero sorprendenti e spiazzanti, musicalmente e emotivamente.
Kim Gordon: uno charme alternativo
Ammetto che per me la signora Kim, con la sua voce e il suo carisma, potrebbe cantare anche la ricetta della torta pasqualina e risultare comunque inquietante e conturbante. Ma come non andare in trance quando nell’apocalittica finale Get Yr Life Back con modalità quasi ASMR sussurra “La polvere si sta posando / Dettagliare è sublime / I miei capezzoli stanno rabbrividendo / Tranquillamente eretti / Non ci sono più trucchi / Solo finestre panoramiche / Ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno / Nevicava cioccolato fondente e burro di cacao”…
Le canzoni di No Home Record
Il disco si apre con la potente Sketch Artist (imperdibile il video, molto inquietante), in cui si fondono hip-hop, post-rock e wave elettronica, per proseguire con la violenta AirBnB che NON diventerà uno spot per l’omonima organizzazione di hosting. Introdotta da psicotiche schitarrate degne di No New York, potrebbe essere uscire da uno dei primi dischi della Gioventù Sonica.
Dopo la sberla sonica, Gordon ci sorprende con Paprika Pony o meglio “Billie Eilish scansate che nonna Kim ti fa sentire come si fa un pezzo trap inquietante”.
Murdered Out è un headbanger sonicyouthiano irresistibile, con Kim che urla “Turn me ooooon” su bassi iperdistorti e batterie elettroniche in cortocircuito.
Don’t Play It è una cupa danza noise post-nucleare in 4/4, un riempipista in una New York da Blade Runner.
Cookie Butter snocciola una serie di azioni quotidiane che da banali diventano sacre, su una ossessiva base elettronica con una drum-machine impazzita degna dei Throbbing Gristle.
Hungry Baby sembra la stoogesiana I Feel Alright eseguita dai Sonic Youth in un altoforno, ti aspetti un sax free da un momento all’altro.
Earthquake sorprende ed emoziona. E’ un desolato mantra-drone degno di Lydia Lunch o degli Swans più spettrali, un canto d’amore fra le macerie dopo un incidente nucleare: “Questa canzone è per te / Se potessi piangere e tremare per te / Starei sveglia per te / Ho sabbia nel mio cuore, per te”.
Il disco si conclude Get Yr Life Back, ancora più spettrale e lancinante, citata alcune righe sopra.
No Home Record è disturbante e conturbante, difficile e ostico di primo acchito e al di fuori di qualunque logica commerciale. E’ il lavoro di una grande artista americana che sa ancora essere contemporanea, anzi all’avanguardia nell’odierno panorama musicale e artistico.
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