
Il ritorno di Leonard Cohen con You Want It Darker dopo malattie e annunci preoccupanti è un assoluto trionfo. A 82 anni il poeta canadese ci dà uno dei suoi dischi migliori di sempre.
You Want It Darker suona come un testamento, ma forse non lo è
In un recente articolo sul New Yorker Cohen aveva dichiarato di sentirsi prossimo alla morte. Ma grato di avere ancora l’energia necessaria a mettere in ordine i suoi affari. Costretto, in seguito a una frattura alle vertebre, ad abbandonare la sua collaborazione con Patrick Leonard (Madonna, Michael Jackson, Pink Floyd, Elton John) l’ottantaduenne poeta canadese si era ritrovato confinato in casa. Prigioniero di una sedia ortopedica e con ben poche prospettive future. Come spiegano le sue note di copertina, è solo grazie al contributo del figlio Adam che questo suo 14° album è potuto venire alla luce.
Se i temi dell’amore, del sesso e della religione – cari al poeta canadese sin dagli esordi – non mancano qui all’appello, ciò che immediatamente colpisce di questa nuova opera è il tono rassegnato con cui egli contempla la sua fine imminente:
“La spregevole bestia è finalmente ammansita”
Canta con animo quasi sollevato in Leaving The Table. Ed è questa rassegnazione che riesce ad alleggerire quest’ultimo tratto di strada. Così come racconta nella struggente Traveling Light dalle tinte klezmer.
Un suono che riporta indietro nel tempo
Il suono è caldo e avvolgente come non lo era dai tempi del sottovalutato Recent Songs (1979). Forse grazie a un uso parsimonioso del sintetizzatore. La voce femminile di contrappunto a cui Cohen ci aveva abituati a partire dai tempi di I’m Your Man (1988) è qui sostituita da quella del cantore della Shaar Hashomayim di Montreal. Da generazioni sinagoga di appartenenza della famiglia Cohen. Il suo coro arricchisce due fra i più alti momenti di quest’opera. L’inquietante capolavoro che è la pulsante title track You Want It Darker, e l’amara e laconica It Seemed The Better Way, in cui l’anziano poeta mette in discussione l’utilità degli insegnamenti delle sue guide spirituali.
In una recentissima conferenza stampa Cohen ha smentito la dichiarazione fatta al giornalista del New Yorker a proposito della sua morte imminente. E con aria divertita ha non solo annunciato di avere intenzione di vivere fino a 120 anni, ma anche di avere ben due nuovi progetti in cantiere. Se mai congiunture astrali sfavorevoli dovessero impedirgli di portarli a termine, chi scrive non potrebbe pensare a un epitaffio più sublime.
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https://youtu.be/okaqXB6Ns5s