The Electric Lady, secondo disco per Janelle Monáe
Nel 2010 Janelle Monáe aveva debuttato con l’acclamatissimo The ArchAndroid, un esordio che metteva in luce un’artista già matura, in grado di scrivere e di interpretare, ma anche di fornire una cornice visuale di prim’ordine alla sua musica, come mostravano i video. Insomma un disco difficile da replicare, cosicché l’attesa per The Electric Lady non era poca. Come il precedente, anche questo disco è pensato come un concept e si divide in due suite.
Prince accompagna Janelle Monáe
La prima è a dir poco esplosiva; il cameo di Prince nell’iniziale (dopo l’overture) Givin Em What They Love sembra voler passare lo scettro a questa nuova principessa del funky, che sfodera un talento raro nella successiva Q.U.E.E.N. (con Erykah Badu), seguita senza soluzione di continuità dalla splendida titletrack: grandi prestazioni vocale di Janelle e rap finale di Solange (la sorella minore di Beyoncé). Un intermezzo radiofonico permette di tirare un momento il fiato ed è seguito dalla più lenta Primetime, cantata con Miguel, melodicamente uno dei momenti più belli del disco. Il finto-retró di Dance Apocalyptic illumina il finale di questa prima parte.
Una seconda parte meno entusiasmante
Purtroppo, la seconda suite non è altrettanto scintillante. I primi due brani sono mid-tempo un po’ scontati, e anche se le centrali Victory e Can’t Live Without Your Love sono nuovamente di qualità, è come se l’incantesimo si fosse rotto. Non avere alcuna ambizione è generalmente disastroso, averne troppe talvolta può essere un inciampo. Probabilmente è ciò che accade a Janelle Monáe con questa seconda prova, che merita un voto molto alto, ma che tuttavia non si qualifica come capolavoro di contemporaneo crossover funky-soul-hiphop perché vuole troppo: la lunghezza, il concept, la varietà di stili. Un giorno o l’altro, con questo talento, il capolavoro potrebbe arrivarle in modo più “naturale”.
8/10