In Italia c’è stato quest’anno un rigurgito di musica e parola che possiamo definire interessanti. Cosmo, Motta e Calcutta e anche gruppi come I Cani e Thegiornalisti, al di là del loro effettivo valore musicale, hanno avuto il merito di farci un po’ riflettere sull’ambiente musicale che una volta chiamavano indie e che oggi è semplicemente la musica italiana non allineata sulle grandi case discografiche e sul cliché della melodia a ogni costo. E neanche su quello dei talent (a prescindere dalla presenza di giurati che dal mondo indipendente arrivano…).
Nel 2016 sono saliti alla ribalta diversi nomi interessanti…
Un personaggio da citare è, ad esempio Calcutta. Per quanto il sottoscritto non ne sia un grande fan (un problema suo, comunque), Calcutta è uno che riesce a mettere insieme canzoni come Frosinone che poco tempo fa non avrebbero fatto il giro dell’isolato, mentre oggi si spandono in tutto il paese. Cosmo e Motta sono comunque due bravi autori. I Cani e Thegiornalisti partono dalla provocazione furbetta e poi strappano un contratto importante. Da tenere d’occhio è anche Martinelli, forse il più ‘esplosivo’ fra gli artisti citati. Al di là del valore specifico e, nel caso di Motta e Cosmo il valore c’è, possiamo salutare il 2016 come un anno in cui si è scritto, si è parlato e si è discusso della musica che arriva dalle nostre parti. E, soprattutto, se ne è ascoltata molta.
…ma il coraggio di volare ancora non c’è
Tutto bene quindi? Sì ma non troppo, proprio perché manca un nucleo di valore rispetto a questa musica che gira intorno. Sicuramente c’è molto fermento di idee, appunto, ma la qualità delle canzoni non è così eccelsa. C’è essenzialmente una sua maggiore visibilità che tuttavia nasce da fattori esterni. Scene che si autosostengono, attitudini supposte rock (vedi Lo Stato Sociale) e, alla fine, aspettiamo qualche ‘contenuto’ in più per il 2017.