Iggy Pop e gli Stooges | ArticoloFoto: Mick Rock

Iggy Pop e gli Stooges 1, 2 e 3

Esce fugacemente nelle sale italiane Gimme Danger, il docufilm che Jim Jarmush ha dedicato a Iggy Pop e agli Stooges. Per l’occasione Tomtomrock traccia un breve ritratto dei primi tre album del gruppo. 

Iggy Pop e gli Stooges | Articolo
Foto: Mick Rock

Mettersi a scrivere dei  “fondamentali del rock” (il termine è odioso ma  non ne troviamo di più consoni)  e dell’origine di tutto ciò che da qui partirà suscita un certa deferenza. Iggy Pop, gli Stooges, un suono, un mondo…

Iggy, gli Stooges, la vita come suono. E viceversa

Una scura sequenza di tre accordi a scendere, fatali, disperati, l’uomo che si piega  al suono e cammina a quattro zampe. Trovate voi la parola per I Wanna Be Your Dog che non suoni già frusta. Impresa difficile, vero? Rispetto all’intellettualismo sadomaso dei quasi coevi Velvet Underground, colpisce nei primi tre lavori degli Stooges l’aderenza tra  suono e vissuto, senza fronzoli né rassicuranti distanze. Tutto è vissuto dentro e fuori  senza separazione, le viscere, gli urli, il nichilismo il furore erotico, gli schizzi, la polvere che scorre nei solchi, il corpo che  si contorce e  travolge tutto  quello che si para davanti in una folle corsa a cadere.


La potenza esplosiva dei quattro musicisti è palpabile così come il candore,  il furore e la bolgia sonora dove si perdono ogni connotazione e riferimento al reale. A ciò non è estranea la generosità  con la quale i nostri abusano del rinforzino chimico.

Anche solo sinteticamente, qualche parola sui tre dischi classici del gruppo di Ann Arbor, Michigan, va spesa.

Un esordio fulminante

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Prodotto da John Cale per Elektra e pubblicato nel 1969,  The Stooges è un’opera prima portentosa.  1969 ti fa muovere anche se non vuoi, ritmo serrato della chitarra , sezione ritmica granitica ingentilita da un vezzoso-efficace handclapping. Iguana-Iggy  prende a morsi  le parole. Una menzione per We Wil Fall, lunga ipnotica  preghiera che  raduna oblio, debolezza, tremore nel letto di un hotel in attesa della donna che arriverà a condividere oscuri  rituali: ”Don’t forget to come in room 121”. E poi No Fun, un manifesto nichilista declamato con la voce che distorce i finali delle consonanti  per ruggire in  coda al pezzo sostenuto da un potente fuzz di chitarra.

Fun House: testosterone ed estremismo sonico

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Il successivo Fun House (1970) è una viscerale shakerata di blues,  hard rock e hook erotici,  Iggy e la sua voce promettono perenni tentazioni a spingersi ancora più avanti (o indietro, fate voi) in  Loose, riff al testosterone tra sudori  e frenesia,  TV Eye, potente e  carnale, e 1970 con la sua  smania senza volto, destinazione, progetto. Siamo travolti da svisate di chitarra intrecciate a urli e  inatteso sax free jazz nel brano che dà il titolo al lavoro.

La fosca apoteosi di Raw Power

http://pitchfork.com/reviews/albums/14125-raw-power-legacy-edition-raw-power-deluxe-edition/

Chiusura con botto: il  il  disco preferito per chi scrive.  Raw Power (1973. accreditato a Iggy And The Stooges) è un distillato atomico, i brani fremono di potenza viscerale fuori controllo – suoni senza equalizzazione e  volumi flat  sul rosso – un  sound and vision (produceva David Bowie, d’altronde) che tutt’oggi reclama rispetto (*). C’è dentro  la più grande ballata rock del decennio (e oltre), Gimme Danger , strepitosa unità  di testo e musica. Ma come dimenticare almeno altri due titoli: l’ipnotico riff di Penetration con un’inattesa  celesta a chiusura delle battute (un vero colpo di genio) e Search And Destroy che dichiara i suoi compiuti intenti già nel titolo, metal e chitarre acide (il diabolico James Williamson). E tutta la  sensualità delle anime disperate.


Conclusione: COMPRATE tutti e tre questi dischi. Poi procuratevi  Post Pop Depression di Iggy e stupitevi di come, quasi 50 dopo,  l’energia sia ancora la stessa.

(*) Il missaggio voluto da Bowie, inizialmente considerato sciatto, è stato nel tempo rivalutato. Di Raw Power esiste anche un’edizione rimixata dallo stesso Iggy e una versione “legacy” con entrambi i missaggi.

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Ha iniziato a cantare sui dischi di Donna Summer ed è finita in prima fila al concerto di Siouxsie and The Banshees a Genova negli anni ’80. Ha partecipato al premio Ciampi e lo ha vinto quasi a sua insaputa, partorito il disco Fuoco Veloce nel 2007 e portato in giro il suo "rock tascabile" in strade e concerti tra cui pure un 1° maggio. Ogni tanto scrive anche poesie ma è molto pigra e smette quasi subito. L'unica cosa che non l'annoia mai è la musica che ascolta solo seduta sull'insostituibile divano blu. Si corica presto la sera.

Di Flavia Ferretti

Ha iniziato a cantare sui dischi di Donna Summer ed è finita in prima fila al concerto di Siouxsie and The Banshees a Genova negli anni ’80. Ha partecipato al premio Ciampi e lo ha vinto quasi a sua insaputa, partorito il disco Fuoco Veloce nel 2007 e portato in giro il suo "rock tascabile" in strade e concerti tra cui pure un 1° maggio. Ogni tanto scrive anche poesie ma è molto pigra e smette quasi subito. L'unica cosa che non l'annoia mai è la musica che ascolta solo seduta sull'insostituibile divano blu. Si corica presto la sera.

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