Arcade fire Reflektor

Arcade fire Reflektor

Il mito e gli Arcade Fire.

Nel 1950 l’Orfeo Negro di Marcel Camus metteva in scena il mito di Orfeo ed Euridice ambientandolo durante il carnevale di Rio. Non è casuale che gli Arcade Fire l’abbiano scelto per pubblicare online lo streaming del loro doppio LP Reflektor: Orfeo ed Euridice compaiono sulla copertina del disco e vengono evocati in più punti, mentre la negritudine rinvia all’interessamento degli Arcade Fire per Haiti, dove Régine Chassagne è nata e dove la band si è prodigata e ha suonato in favore della popolazione colpita dal terremoto. Niente paura, però, non ci troviamo di fronte a un pretenzioso concept, se non per il fatto che atmosfere, frasi e concetti tornano di canzone in canzone.

Gli Arcade Fire da Haiti a Reflektor

In un’intervista Win Butler ha dichiarato che durante i concerti ad Haiti, cioè dinanzi a un pubblico a digiuno dei canoni del rock, la dimensione ritmica era ciò che creava la connessione. Difatti Reflektor è in primo luogo un disco ritmico. Il groove della titletrack, il quasi-dub di Flashbulb Eyes, la cadenza carnevalesca che cambia in corso d’opera della splendida Here Comes The Night Time, il basso à la Billie Jean di We Exist, la dance di Afterlife: graziata dalla produzione dell’ottimo James Murphy, la band che è uscita dall’indie rock per divenire mainstream, si chiede su Normal Person (altro grande momento, così bowiano): “Do you like rock’n’roll music? / Cause I don’t know if I do…”; ma nel senso che Reflektor è un disco libero dalle convenzioni di un genere, libero di spaziare attraverso ritmi e suoni senza frontiere. E chi nutre qualche dubbio sulla loro consistenza rock, è invitato a ascoltarsi il quasi-glam della superlativa Joan Of Arc.

Il secondo disco di Reflektor

Il secondo disco è meno immediato (con l’eccezione della già citata Afterlife); ma il suo cuore è contenuto nel duetto Awful Sound / It’s Never Over, che è anche il duetto fra Orfeo ed Euridice: “But when I say I love you, your silence covers me / Oh, Eurydice, it’s an awful sound”, dice la prima; “Hey, Orpheus! I’m behind you / Don’t turn around I can find you”, replica la seconda. La morte, l’amore (in vita e oltre, “entre le royaume des vivants et des morts”), la religione, aggiornati nell’era della tecnologia e dell’alienazione sono stati dall’esordio temi cari agli Arcade Fire; e in Reflektor, un disco nel quale i testi sono essenziali come non mai, pur senza andare a discapito della musica, tornano tutti insieme e con rinnovato fulgore. Se il mito orfico parla della potenza dell’amore e della musica oltre la morte e oltre la sconfitta, la malinconia epica degli Arcade Fire gli rende degnamente omaggio.

9,2/10

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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

Di Marina Montesano

Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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