Arooj Aftar - Vulture PrinceNew Amsterdam - 2021

Dal Pakistan via Brooklyn ecco Arooj Aftab e il suo Vulture Prince.

Arroj Aftab è una compositrice e cantante di origine pakistana, ma residente a Brooklyn e Vulture Prince, uscito per l’etichetta New Amsterdam, è il suo terzo album. Un disco pieno di atmosfere misteriose, evocative, talvolta immerse in un profondo senso di malinconia e di perdita. Durante la scrittura del disco la vita di Aftar è stata pesantemente scossa dalla morte del fratello minore Maher e questo non ha potuto non influire sul suo stato d’animo e sulla musica che ha composto.

Arooj Aftar - Vulture Prince
New Amsterdam – 2021

Come lei stessa ha dichiarato: «Vulture Prince riguarda la rivisitazione di luoghi che ho chiamato miei, luoghi che non esistono più per forza. Riguarda le persone, le amicizie, le relazioni, alcune relazioni che si sono rivelate inaspettatamente a breve termine e su come affrontarle». Un disco dalle tematiche molto personali, ma che la compositrice e cantante ha voluto affrontare con un nutrito gruppo di ottimi musicisti, sia occidentali che orientali, che hanno arricchito gli arrangiamenti con strumenti perlopiù acustici, arpa, contrabbasso, viola, violino, violoncello, piano, flicorno, anche se in qualche brano è presente anche il sintetizzatore.

Il principe avvoltoio e le Torri del silenzio

Ma non dobbiamo immaginare di aver davanti un disco cupo. Certo la malinconia è spesso il mood prevalente, ma Vulture Prince è un lavoro che si apre anche alla speranza, alla rinascita. Del resto il titolo, in italiano “Il principe avvoltoio”, fa riferimento alla Torre del silenzio, la struttura in cui i Parsi depongono i loro defunti perché vengano consumati dagli avvoltoi affinché rientrino nel ciclo della vita. Molto suggestivi e ricchi di molteplici riferimenti musicali appaiono gli arrangiamenti essenzialmente acustici, nei quali i riferimenti alle musiche dell’area geografica di provenienza dell’autrice sono facilmente riscontrabili. Musica classica persiana,  canti devozionali sufi, canzone tradizionale araba si incontrano con aspetti della musica occidentale quali soprattutto il minimalismo, ma anche il jazz, la new age, il folk. Ne risultano sette brani, tutti lunghi fra i 5 e i 7 minuti, di grande fascino e dal forte potere emozionale, in cui le atmosfere evocate dagli strumenti sono perfettamente sintonizzate sulla voce profonda, intensa, melodiosa di Aftab, ora melodrammatica e accorata, ora riflessiva, piena di pathos sulla scia della grande tradizione della canzone araba.

Le canzoni di Vulture Prince tutte composte da Arooj Aftab

Le canzoni dell’album, tutte composte e prodotte da Aftar, alternano il canto in lingua inglese con quello nella lingua natia – lei è nata a Lahore – rafforzando così il legame fra le due culture della musicista. La prima traccia, Baghon Main, già presente con un arrangiamento molto diverso nel primo disco, vede l’arpa con la sua eterea, malinconica dolcezza a dominare, mentre un sofferto violino si fa pian piano strada nella bellissima coda strumentale. È una canzone intrisa di dolore grazie anche al canto intenso ed emotivamente toccante.

 

Splendido il quartetto d’archi di  Diya Hai, mentre in Suroor la voce di Aftab si libra su un arrangiamento basato su un’arpa ipnotica, un contrabbasso di ispirazione jazz e percussioni che evocano la musica indiana. Un arrangiamento minimale, con rarefatti tocchi di chitarra e synth, accompagna le note dolenti di Saans Lo, testo scritto da  Annie Ali Khan, un’amica della musicista pakistana recentemente scomparsa, mentre Inayyat si avvale di un lento e coinvolgente crescendo emotivo. Completano l’album i due singoli. Uno, Last Night, è il brano più pop, una canzone d’amore sulla bellezza dell’amato, «last night my beloved was so beautiful like the moon», su testo del poeta sufi Rumi. L’altro,  Mohabbat, classico ghazal, breve componimento in cui si canta il dolore per un amore perduto, ma anche la meraviglia suscitata dal sentimento d’amore.

Arooj Aftab - Vulture Prince
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Nato nel 54 a Palermo, dal 73 vive a Pisa. Ha scritto di musica e libri per la rivista online Distorsioni, dedicandosi particolarmente alla world music, dopo aver lavorato nel cinema d’essai all’Atelier di Firenze adesso insegna lettere nella scuola media.

Di Ignazio Gulotta

Nato nel 54 a Palermo, dal 73 vive a Pisa. Ha scritto di musica e libri per la rivista online Distorsioni, dedicandosi particolarmente alla world music, dopo aver lavorato nel cinema d’essai all’Atelier di Firenze adesso insegna lettere nella scuola media.

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