El Galactico, 25 anni di Baustelle.
Per il venticinquesimo anno di carriera e il decimo album in studio i Baustelle hanno deciso di festeggiare sfoggiando spudoratamente il loro lato più pop. Il gruppo toscano ha dimostrato, negli anni, di essere una realtà nostrana, poliedrica e sfaccettata, in grado di passare con grande disinvoltura dal cantautorato più colto ad ambiti più disimpegnati, puntando sempre su un’ottima qualità. El Galactico appartiene a questa versione più scanzonata, almeno musicalmente grazie a un concentrato di atmosfere vintage che partono dalla west coast degli anni ‘60 per arrivare al belpaese attraversando generi e varianti della pop-culture dell’epoca. Operazione non nuova per una band che ci ha abituato ad atmosfere evocative di grande effetto e ad una sorta di citazionismo neoromantico passando dallo Ye Ye alla moda del lento, da Charlie che fa il surf a Follonica fino alla celebrazione di Amanda Lear nell’Amore E la Violenza.
Il nuovo album
El Galactico si apre con altro titolo emblematico: Pesaro. Dalle prime note si capisce dove stiamo: “sul lungomare, in coma c’è un crush, d’amore morta a Pesaro”. Un accattivante elettropop, alla maniera dei Baustelle, che rimane in memoria dal primo ascolto. Restiamo in questa direzione più o meno per tutto l’album con un forte scarto tra testi e musiche. La ferocia espressa nei versi si coniuga in maniera beffarda con le melodie “solari” delle nuove dodici tracce, e questo è un valore aggiunto. Gli ultimi giorni di vita di Moana Pozzi vengono raccontati spietatamente sulla colorata tessitura musicale della Filosofia Di Moana: “Ho messo dentro un sacco le barbie consumate, le buste di morfina numerate”.
L’energia galactica continua con Lanzarote: “e tu sei già in vacanza o resisti ai tuoi cliché qualunquisti” per arrestarsi sulle due ballate: Una Storia e La Nebbia. Qui l’animo del Bianconi cantautore fa bella mostra di sé nei due momenti da “ballo del mattone” mentre la quota cinematografica viene egregiamente espletata nelle due tracce solo musicali: Per Sempre e la conclusiva Non E’ Una Fine.
Il futuro del pop in Italia
Il pop italiano ha bisogno di dischi come questo e i Baustelle spiccano tra gli indiscussi pochissimi protagonisti. Non è un caso se, dopo l’inutile sbronza sanremese, Patty Pravo chiama e Bianconi risponde: il risultato è Ho Provato Tutto, da ascoltare assolutamente. E ora lasciamoci trasportare ancora una volta dall’onda lunga di un disco “reclame” della canzone popolare nazionale dove non manca neppure l’evocazione di una maledetta primavera (in Una Storia). Cari Baustelle a me piacete così, resto in attesa del racconto di una morte per overdose sul lungomare di Rapallo con quel fascino Camay che fa girare la testa.
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