
Spoiler (ovvero quel che in genere si dice a fine recensione): C Duncan si conferma ad alti livelli, ma non fa il botto. Non che la musica del ventisettenne di Glasgow sia foriera di esplosioni o fuochi artificiali, tutt’altro. Vero è però che pure in un ambito come questo, descrivibile come melodramma da camera, ci può essere una qualche forza interiore. In The Midnight Sun pare di no. O non ce n’è abbastanza.
Il genietto C Duncan all’atteso secondo album
Intendiamoci: siamo nel mondo dei ‘desiderata’ di un recensore in questo momento immerso negli abissi di Cohen e Cave. Molti suoi colleghi sono stati invece ammaliati da questa serie di melodie eleganti e ineccepibilmente strutturate. Non a caso Christopher (questo il suo nome di battesimo) è figlio di compositori classici e ha, a sua volta, studiato composizione. Lo si capiva già dalla felice opera prima, Architect, una pastorale scozzese ‘fresca come una dolce domenica mattina’ (titolo di una composizione di un altro glaswegian, Bert Jansch). La pensosa leggerezza di quel disco era anche ben accompagnata da una sapiente scelta di strumenti acustici.
Il nostro (giustamente) si evolve e dimentica (peccato) proprio quegli strumenti. Registra tutto anche stavolta nel suo studio privato e crea un disco sinfonico e solipsistico. Aereo e multistrato. Limpido e morboso. E se volete qualche referente diciamo Air, Blue Nile, Hot Chip e James Blake. Tutte cose belle dunque.
The Midnight Sun: luce ma anche ombra
In effetti alcuni momenti sono geniali. Nella title-track si immagina di sentire un quartetto d’archi che non c’è. On Course parte con flash notturni che poi illuminano un quadro neo-psych. Per contro Who Lost si ingolfa in se stessa e Jupiter è leziosa. Alla fine il bilancio è buono ma non struggente. Perché un po’ di commozione, dato anche il sentimentalismo dei testi, la si dovrebbe percepire. Per contro ben si percepisce l’autostima (in buona parte giustificata, peraltro) del giovane Duncan. Che però ha una faccia simpatica di quelle a cui si perdona tutto.
C’è, infine, ancora una piccola delusione. The Midnight Sun pare sia stato ispirato dall’omonimo episodio di TheTwilight Zone (in italiano Ai Confini Della Realtà – Il Sole Di Mezzanotte). Anche della fantasia demente di quella serie qui c’è poca traccia.
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