Nick Mulvey, da percussionista a cantautore.

L’interessante percorso artistico e personale di Nick Mulvey comprende un passato recente di percussionista in un gruppo new-jazz inglese, i celebratissimi, almeno in patria, Portico Quartet. Nonostante il successo, Mulvey sceglie di continuare da solista, ma come cantautore. Nel frattempo il ragazzo, che è anche un po’ secchione, studia da etnomusicologo a Cuba. E si impegna pure nel campo dei diritti umani occupandosi di rifugiati.
Detto che nel Quartetto del Portico Mulvey suonava l’irritante hang (strumento con un suono metallico che a un primo ascolto risulta attraente ed esotico, ma dopo qualche minuto non se ne può più…), il suo nuovo corso artistico è senz’altro più stimolante e originale. Anche se non mancano punti di contatto con il Paul Simon di Graceland.
Wake Up Now si avvale di ‘sostegni’ eccellenti
Per questo Wake Up Now, preceduto da alcuni incontri ‘strategici’ con Brian Eno, Mulvey ha ingaggiato un produttore griffato come Ethan Johns e si è sistemato negli accoglienti studi Real World di Peter Gabriel a Bath. Il lavoro discreto di Johns non sembra aver soverchiato le canzoni piuttosto pop di Mulvey, che vivono del felice connubio tra i testi impegnati sul versante sociale e una musicalità piuttosto rara. Inoltre l’esperienza da percussionista lascia il suo segno sul ritmo delle canzoni, sempre sciolto e costante. Basti ascoltare Mountain To Move, che lancia l’album col suono scintillante dell’ukulele e un ritornello killer, trasformando in musica il coloratissimo mosaico che appare in copertina.
Nick Mulvey: un futuro roseo (si spera)
Se il cantautore inglese aveva già convinto nella sua prima uscita di circa tre anni fa, l’apprezzabile First Mind, con Wake Up Now conferma uno stato di grazia notevole. Sperando che il lato orecchiabile delle sue canzoni non lo porti sulla strada sbagliata in occasione della prossima prova, ovvero il ‘difficile terzo disco’.
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