Phoebe Bridgers - Stranger In The Alps | recensioneDead Oceans - 2017

L’affascinante esordio di Phoebe Bridgers.

Phoebe Bridgers - Stranger In The Alps | recensione
Dead Oceans – 2017

È andata così: ieri ho sentito per caso una canzone di Phoebe Bridgers. L’ho sentita su youtube, la cantava negli uffici di NPR. Phoebe Bridgers è molto giovane, molto bella, molto bionda e io mi sono agitato già prima che iniziasse a suonare. Poi ha iniziato a suonare accompagnata da un piano e un violino ed è stato come quando esci e torni a casa innamorato. Mi ha ricordato l’amica Julien Baker e una già triste ma ancora tutta intera Sharon Van Etten, o anche quella malinconia lì che ha Laura Gibson. È un po’ più pop di queste altre sue colleghe, nel senso che con Motion Sickness ci balli pure, se vuoi, e i testi sono semplici, fatti di cose di oggi, qualche ricordo e il resto si vedrà.

L’ascolto compulsivo di Stranger In The Alps

Dicevo, ieri ho sentito per caso una sua canzone, e oggi ho ascoltato Stranger In The Alps di continuo, tipo 10 volte, visto che nella vita devo prendere l’autobus e poi ho fatto cose al computer. Lo sto ascoltando anche adesso, e sarà tanto semplice, ma è pieno di cose da scoprire, soprattutto gli arrangiamenti d’archi o quando suona il violino Gabe Witcher, quello dei Punch Brothers, che tira fuori echi di Scozia e Irlanda quando non te lo aspetti. E trasforma Funeral in una canzone sulla nebbia e la pioggia.

Il grande futuro (si spera) di Phoebe Bridgers

Un debutto così, dopo qualche anno di gavetta in grembo a Ryan Adams, è a dir poco fulminante. In un pezzo, Would You Rather, figura come voce duettante anche un altro vecchio marpione come Conor Oberst. È un indie folk facile, emozionante, che fa sperare veramente tanto, e non è che succeda tutti i giorni.

Phoebe Bridgers - Stranger In The Alps
8 Voto Redattore
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Appassionato di musica, cinema e fotografia, ha costretto suo padre ad anni di Springsteenianismo acuto. Ora, quasi trentenne, pare essere guarito e ascolta il punk che avrebbe dovuto ascoltare a sedici anni.

Di Mattia Meirana

Appassionato di musica, cinema e fotografia, ha costretto suo padre ad anni di Springsteenianismo acuto. Ora, quasi trentenne, pare essere guarito e ascolta il punk che avrebbe dovuto ascoltare a sedici anni.

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