Placebo - Never Let Me Go

Brian Molko, i Placebo e la genesi di Never Let Me Go

“Sono andato da Stefan con delle immagini e una lista di titoli di canzoni che ho scritto negli ultimi cinque anni e gli ho detto: scegliamo la copertina dell’album prima di scrivere la musica, iniziamo con i titoli delle canzoni e poi registriamo tutto l’album senza un batterista. Ovviamente non abbiamo potuto lavorare esattamente al contrario, ma è stato interessante cambiare completamente approccio. Alla fine abbiamo usato non uno ma due batteristi” (Brian Molko).

Never Let Me Go: i Placebo 2022 si riprendono un trono che sembrava vacillare

C’era molta attesa per Never Let Me Go, l’ottavo album in studio dei Placebo (SO Recordings). La band, ormai ridotta a due elementi, mancava da nove anni e negli ultimi lavori aveva manifestato la tendenza ad adagiarsi sugli allori grazie a un’armatura sperimentata e sicura. Peccato per un gruppo che agli inizi aveva tutte le credenziali per diventare un caposaldo del pop-rock internazionale grazie anche alla benedizione di David Bowie. Il duca bianco ha collaborato con i Placebo in più occasioni, li ha voluti come spalla per un tour e ha duettato con Molko in un brano da memoria imperitura: Without You I’m Nothing(1998). In Italia, fan a parte, i Placebo sono quelli conosciuti per aver distrutto mezzo palco a Sanremo nel 2001, ma esibirsi dopo un gruppo di quindicenni che si chiamavano “Gazosa” e che cantavano www.mipiacitu era il minimo che si potesse fare. Era l’epoca di Black Market Music, un grande disco a cui ha fatto seguito Sleeping With Ghosts nel 2003. I tre album successivi sono stati tre onesti prodotti alla maniera dei Placebo.

Never Let Me Go: il ritorno della tensione e del piglio delle origini

Quest’anno Brian Molko e Stefan Olsdal hanno deciso di riprendersi il posto che gli spetta e per farlo tornano allo sguardo beffardo che aveva caratterizzato la cifra stilistica iniziale. Le atmosfere che impregnano Never Let Me Go sono sempre inquiete e una piacevole tensione pervade interamente il disco che potrebbe definirsi “della resurrezione”. Le linee melodiche fanno tesoro dei fasti del passato, arricchite da una timida occhiata alla contemporaneità. Never Let Me Go parla di futuro distopico, ossessioni, paranoie, simpatie per un certo tipo di farmaci e droghe e altri temi che fanno parte del DNA di una band unica e riconoscibile, che ha saputo unire rock (noir e non), pop, elettronica e una spruzzata di glam.

Le nuove canzoni per uno dei possibili dischi dell’anno

Tredici nuovi brani, ognuno con una personalità propria e ben definita per un album che sta raccogliendo consensi ovunque. I quattro singoli usciti nei mesi scorsi avevano già conquistato pubblico e critica. Beautiful James, forse il più catchy, è il momento più tranquillo del nuovo LP. Surrounded By Spies, al contrario, ci riporta alla tesa cupezza che solo i Placebo sono in grado di innescare. Happy Birthday In The Sky avrebbe potuto essere un nuovo duetto con Bowie mentre Try Better Next Time è la perfetta canzone dell’estate. Per l’occasione non mancano altri riferimenti a David Bowie a partire dal titolo (Never Let Me Down, D. Bowie 1987) e soprattutto nel finale di The Prodigal, praticamente ripreso da Under Pressure.

Never Let Me Go meriterebbe un discorso particolareggiato canzone per canzone, ma qui ci fermiamo e lasciamo al lettore interessato la sorpresa. Due parole necessarie per descrivere il finale che si articola su tre ballate ansiogene l’ultima delle quali, Fix Yourself, ha la strofa praticamente identica a How To Disappear Completely dei Radiohead, che se fosse stata confezionata così ci avrebbe senz’altro guadagnato.

Placebo – Never Let Me Go
8,5 Voto Redattore
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Ha suonato con band punk italiane ma il suo cuore batte per il pop, l’elettronica, la dance. Idolo dichiarato: David Byrne. Fra le nuove leve vince St. Vincent.

Di Mauro Carosio

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