Cowards: la definitiva consacrazione degli Squid.
Cowards è il terzo album, in soli quattro anni dagli esordi, di una delle band più interessanti del momento. Gli Squid nascono a Brighton nel 2016 e firmano il primo contratto con la Warp Records nel 2021. Il disco in questione era Bright Green Field a cui è seguito O Monolith nel 2023. All’inizio si parlava di post-punk. Questa definizione raccoglie oggi una pletora di giovani band con qualche eccellenza e molte copie sbiadite di vecchie glorie. In ogni caso per gli Squid si era capito subito che il “post-punk” poco c’entrava con un progetto che, ancora oggi, appare più articolato e non ancora pronto, se mai lo sarà, per essere incasellato in una qualche gabbia definitoria di cui abbiamo un bisogno costante per riconoscere e riconoscerci. I ragazzi di Brighton capitanati dal batterista che, cosa rara, è anche il front man e cantante (Olly Judge) sfuggono a qualsiasi genere noto e proseguono dritti verso una strada complessa e multiforme osando sperimentare con audace incoscienza. I risultati arrivano e il coraggio viene premiato quantomeno da una certa stampa specializzata che ne parla con entusiasmo.
Cowards
Con il nuovo album gli Squid continuano a mutare incessantemente, ad andare oltre le indicazioni originarie verso territori dove nulla è prevedibile. In Cowards la tecnica è ancora più raffinata e le complesse stratificazioni del predecessore O Monolith si arricchiscono di un maggiore dinamismo. Tra ambientazioni prog, scatti elettronici e ritmiche irregolari gli Squid ci aggrediscono trasportandoci in una contemporaneità malvagia dove viene messo in scena il ciclo infinito di crudeltà che gli umani possono infliggersi a vicenda.
Le nuove canzoni
Occorrono diversi ascolti per acclimatarsi e apprezzare a fondo un lavoro che ha un che di geniale e presuntuoso allo stesso tempo. La struttura “canzone” viene ricontestualizzata in ogni brano e alla fine l’effetto stupore è assicurato anche per chi potrebbe non apprezzare. Il singolo Crispy Skin è forse l’episodio più rassicurante (dire “abboccato” sarebbe troppo) dell’insieme, ma le vere intenzioni si scoprono lentamente attraverso le complesse e affascinanti geometrie che pervadono l’intero lavoro.
I momenti migliori di Cowards li ritroviamo nella seconda parte dell’album a partire da Cro-Magnon-Man, dove un ritornello quasi orecchiabile fa i conti col pulsare ansiogeno di una base volutamente fuori dal contesto. La title track ha un incedere rallentato e una melodia tanto insolita quanto geniale che lascia un segno indelebile dopo una difficile ‘digestione’. Degna di nota anche Showtime! Una splendida funky-ballad, come a dire che, se vogliono, gli Squid sanno fare anche le cose semplici. Si chiude con Well Meet (Finger Through Defence), una suite magniloquente dall’apertura orchestrale a tratti romantica. Cowards è tutto questo, e la recensione potrebbe essere molto più semplice di quanto detto finora: What The Fuck!
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