L’atteso ritorno degli Yard Act con Where’s My Utopia? non delude.
Where’s My Utopia? (Island) è il secondo album degli Yard Act. La band di Leeds si allontana dall’etichetta “post punk” e sperimenta nuove sonorità in un disco eclettico e variegato con influenze che spaziano dall’elettrofunk al pop psichedelico e una strizzata d’occhio alla dance. Where’s My Utopia? è un lavoro che conferma il talento degli Yard Act nel mescolare generi musicali diversi. La voce espressiva e sarcastica di James Smith abbandona, a tratti, lo spoken word del precedente The Overload per sposarsi più che decorosamente con riff di chitarra catchy, linee di basso groovy e batterie potenti. Le liriche affrontano temi quali la politica, la modernità, l’alienazione e la ricerca di un’utopia impossibile in un’opera ambiziosa e ricca di sfumature. Alla produzione abbiamo, tra gli altri, Remi Kabaka Jr. dei Gorillaz che aggiunge quel tocco di originalità creativa caratteristica di tutta la discografia della notissima cartoon band.
Le nuove canzoni e un futuro non prevedibile
Undici nuovi brani per una band alla ricerca di un marchio di fabbrica preciso. E l’aspetto della ricerca alla fine convince: la varietà compositiva, gli ammiccamenti ai mostri sacri e uno sguardo rivolto al futuro fanno di Where’s My Utopia? un disco decisamente interessante. Si parte con An Illusion, un brano felpato e accattivante che non stonerebbe in un album di Damon Albarn solo. Si procede con il singolo dal ritornello potente, We Make Hits, per arrivare a uno dei momenti migliori del tutto: The Undertow, qui linea melodica e ritmo danno l’idea di un potenziale non ancora espresso completamente.
Bene anche gli altri due singoli Petroleum, il rimando ai Franz Ferdinand sorge spontaneo, e When The Laughter Stops (ft. Katy J. Pearson) dove la band sembra rievocare le atmosfere giocose tipiche di una certa new wave (B52’s, Human League, LCD Soundsystem? A voi la scelta). E verso la fine un’altra sorpresa con Blackpool Illumination: una suite di quasi otto minuti dall’atmosfera notturna e jazzata, deliziosa quanto eccentrica. Forse manca un brano da memoria, ma nel complesso l’acquerello poliedrico proposto da Where’s My Utopia? risulta decisamente piacevole. Dove andranno a parare gli Yard Act è difficile da prevedere, ma le speranza indotte sono tante.
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