Il terzo, complicato (come da tradizione) album delle HAIM

Le recensioni anglo-americane di Women In Music, Pt. 3, terzo album delle HAIM sono tutte unanimemente positive. Molto positive. Ascoltandolo dall’Italia – ovvero facendo caso alla musica e solo marginalmente alle parole – l’impressione non è poi così travolgente. Prevale nell’album quella dimensione da pop radiofonico anni ’80 che caratterizza la musica delle tre sorelle fin dall’opera prima Days Are Gone. Si viaggia dunque fra Stevie Nicks, Blondie e tocchi synth-pop, con sensazioni piacevoli quanto effimere, fatta eccezione per Don’t Wanna, coinvolgente e e groovy. Ci sono però molti momenti dove spuntano suggestioni più insolite: il quasi reggae con fiati di Another Try, il furto a fin di bene ai danni del boogie di Marc Bolan di Up From A Dream, il folk solare e ben ritmato di Leaning On You, il cameo acustico di Hallelujah. Poi c’è la pigra ma avvolgente di Los Angeles (da far morire d’invidia Mac DeMarco) che, posta in apertura di programma, fa capire come qualcosa di insolito nel disco ci sia.
HAIM – Women in Music, Pt. 3: la dialettica musica-parole
E’ approfondendo la sezione testi che si comincia a capire il perché dell’entusiasmo dei colleghi madrelinguisti. Ecco cosa dice la già citata Los Angeles: “In giorni così non posso vincere/ In giorni così non ho visioni/ Sto andando a pezzi, sto perdendo fiducia”. Ed ecco I’ve Been Down, in effetti significativa già dal titolo: “Dici che non esistono domande stupide/ Ma solo persone stupide/Beh, io sono stata piuttosto stupida/ Cercando di gestire tutto questo”.
Inevitabile a questo punto rivedere l’album nella dialettica musica solare-parole plumbee, dialettica ben giustificata da quanto capitato alle ragazze dal 2017 a oggi fra morti di amici, malattie serie e depressioni post-tournée. Affetto e stima crescono, tuttavia l’impressione iniziale un po’ dubbiosa mantiene la sua presa. Diciamo che se non si è Fiona Apple, maestra di lacerazioni luminose, è impossibile diventarlo (e non sarebbe nemmeno giusto). In ogni caso Women in Rock pt. 3 è il disco migliore e più articolato delle HAIM e interessanti potrebbero essere gli sviluppi sonori futuri. Per Alanna, Este e Danielle si auspica comunque un ritorno alla serenità, anche se nel frattempo c’è stato il Covid-19, i cui effetti sulle menti creative sono ancora tutti da valutare.
P.S. L’immagine di copertina di Women in Music, Pt. 3 è opera di Paul Thomas Anderson (*), l’acclamato regista che per qualche anno fu compagno proprio di Fiona Apple. Ah, il mondo dell’arte per l’arte…
(*) Per la segnalazione si ringrazia Giulio Bonati
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